Quando si è piccoli ci si pensa e ci si sente “il centro del mondo”, perché quando nasciamo non c’è identità, non c’è confine tra sé e mondo: siamo (già) stati “tutto”, nei nove mesi passati all’interno del corpo delle nostre madri, e l’identità e il confine cominciano a formarsi con la nascita e dopo la nascita lentamente, progressivamente, e se si formano troppo lentamente, crescere si accompagna al sentirsi sempre più eccessivamente responsabili di tutto, e si diventa insicuri di sé soprattutto perché il peso di questa sopravvalutazione rende ogni scelta molto complicata, col rischio del senso di colpa sempre in agguato in primo luogo rispetto ai propri rapporti più stretti (per esempio quello coi genitori, coi parenti, gli amici, gli insegnanti) e poi, in modo crescente, rispetto al “mondo intero”, man mano che veniamo a conoscerlo.