Un'illustrazione che ritrae Opus, il pinguino protagonista del fumetto "Bloom County" di Berkeley Breathed, in piedi davanti a uno sfondo lilla, ritratto da davanti, solo leggermente girato in senso orario, con un completo da esploratore ottocentesco addosso, comprensivo di casco giallo in testa, una mazza da cricket nella mano destra, mentre con un'espressione seria e forse un po' spaventata sopra il gigantesco becco arancione guarda verso il punto da cui è ritratto.

Il centro del mondo

Quando si è piccoli ci si pensa e ci si sente “il centro del mondo”, perché quando nasciamo non c’è confine tra sé e mondo: siamo (già) statə “tutto”, nei 9 mesi passati all’interno del corpo delle nostre madri, e dopo la nascita quel confine si forma lentamente, progressivamente, e se si forma troppo lentamente, crescere si accompagna al sentirsi sempre più terribilmente responsabili di tutto, e si diventa insicuri di sé non più soltanto per scarsa esperienza del mondo, ma anche perché il peso di questa sopravvalutazione della nostra responsabilità rende ogni scelta molto complicata, col rischio del senso di colpa sempre in agguato, anche se questo è temporaneamente compensato dalla coscienza di sapere poco del mondo, quando si è abbastanza grandi per averla e ancora, del mondo, si conosce poco.

A volte, crescendo, ci si ridimensiona, attraverso passaggi spesso anche molto dolorosi, ridimensionando anche la percezione della propria responsabilità, e diventando così più capaci, perché meno appesantiti dal senso di responsabilità e al tempo stesso più coscienti del mondo, di scegliere e di svoltare cose nostre brutte – brutti pensieri, brutte emozioni e parole, brutti atti – in cose belle come piantare alberi, prendere i mezzi di produzione e le terre coltivate per socializzarli e salvare la nostra specie dall’estinzione, ecc.

Spesso però, in particolare se da piccoli si è stati troppo responsabilizzati anche dall’esterno (genitori, insegnanti) e se troppo presto ci si è trovati, anche solo per racconto, ad avere troppa conoscenza del mondo e dei suoi mali, si continua invece a pensarsi “il centro del mondo”, e in un modo sempre più sofferto, perché sempre più carico di conoscenza dello stesso, e quindi sempre più sollecitato sul piano della responsabilità; al punto che, come spesso avviene, si finisce per mandare affanculo tutto o quasi tutto, lasciandosi andare alla stronzaggine a venire, quando non anche a quella che si era evitata in passato, oppure ad affezionarsi a questo sentirsi “il centro del mondo” perché, nonostante nel mondo il male sia tanto, e spesso sembri vincere, e nonostante l’idea di esserne più responsabili di quanto lo si è realmente ingigantisca i sensi di colpa, lascia aperta la possibilità illusoria di “cambiare tutto cambiando sé stessi”, o quantomeno una percezione esagerata del portato reale dei nostri cambiamenti individuali che non di rado sfiora il delirio di onnipotenza.

Resta comunque molto difficile arrivare a sentirsi davvero soltanto 1 tra 8 miliardi di abitanti del pianeta (vedi la striscia di Bloom County qua sotto), e probabilmente non è neanche un male.

A strip from the comic strip "Bloom County". 1st vignette: Opus the penguin and three of his human friends are on a meadow under a starry sky; Opus and two of his friends, whose names I do not remember, watch and listen to the fourth, Oliver, standing in front of them in front of a telescope; Opus thinks: "I love this summer evening reality checks by Oliver"; Oliver, with his left hand raised toward the sky, looks through the small space between the fingertips of his thumb and forefinger, which almost touch, saying, "Hold out a speck of sand at arm's length...". 2nd vignette: zoom in on Oliver's fingertips and the speck of sand; Oliver says, "That's the portion of the night sky at which they pointed the Hubble telescope for a week." 3d vignette: further zoom on the grain of sand; Oliver says, "It was there - deep within that dot of dark nothingness ten billion light years distant - that they found the unexpected:" Fourth and fifth vignettes: images of galaxies and stars; Oliver says, "Galaxies! Thousands! Thousands! With billions of stars! And trillions of new worlds! And beyond those... more!"; 4th vignette: the four friends look up at the starry sky; Oliver is standing with his back to it; he says: "All in the space of a single grain of sand on the vast beach of the cosmos." 5th vignette: Oliver, sitting before his three friends lying in the grass, continues: "Which nicely frames the question man has been asking for millennia."; one of the three friends asks, "What question?" 8th and final vignette: Oliver replies, "What's the center of it all?"; his two human friends think, in unison, "Me."; Opus, lying now on his stomach, gazing up at the sky with a slight smile on his face, thinks "Me, baby."

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