Chi​dove​quando​come​cosa​perché

In risposta a questo post fediversico di Gubi: si sono tutte cose belle e giuste e utili e sarebbe bello si diffondessero di più, ma sono anche cose che non si è mai smesso di fare e che non si sono mai diffuse granché, anzi a occhio mi pare siano sempre più minoritarie, forse soprattutto per la repressione sempre più pesante e, per quanto riguarda il tirare in mezzo più gente, secondo me anche o forse soprattutto perché non si definisce in modo almeno vagamente unitario cosa vogliamo fare per risolvere i problemi sempre più enormi in cui stiamo precipitando, e non solo per ammortizzarne gli effetti; ma tra l’altro penso nessuno creda davvero che i sacrosantissimi, meravigliosissimi e sempre sian lodati orti autogestiti, la guerriglia piantamento alberi, filiere corte e mangiare poca carne o niente, occupazioni di case e posti sociali, masse critiche, server sicuri, recupero di hardware vecchio, videogiochi raramente indipendenti, commenti critici più o meno ficcanti e-o efficacemente ironici sui social intorno alle cose sempre più turpi che stanno accadendo, antiproibizionismo non sempre tanto consapevole per non dire poco, e far l’amore ognun* come gli va ma non sempre (porco dio) rispettoso di come davvero va a ognun* — penso nessuno poi creda davvero che tutte queste cose, sacrosante e meravigliose ma a volte anche poco, se anche si diffondessero tanto di più sarebbero una rete in grado di ammortizzare più che poco il dilagare dello spremimento lavorativo a cui sempre più gente è costretta per sopravvivere male, quello del fascismo, quello della miseria materiale – anche quella di chi ancora può tentare di scappare da inferni per ora comunque ben peggiori del nostro -, di quella culturale, e poi soprattutto le siccità e le alluvioni, il clima che ieri era primavera e oggi è autunno inoltrato e in mezzo c’è stato il vento che fa danni sempre più gravi e la grandine coi chicchi da 2 etti che distrugge le coltivazioni, il probabile estendersi della guerra tra russia e ucraina e-o di altri fronti a venire, la relativa crescita della probabilità di ricorso ad armi atomiche, ecc. — figuriamoci fermarli e magari svoltarli.

Chiarito ormai che dall’alto nessun* ha fatto, sta facendo o farà mai cose utili anche solo ad arginare tutto ciò, e che ne sta facendo e continuerà a farne invece di sempre più dannose, cos’altro potremmo fare in pratica per fermare questo disastro, e magari svoltarlo, se non un’Internazionale per tentare di prendere le terre, gli allevamenti, le infrastrutture industriali critiche per spegnere quelle inquinanti e costruire le alternative sostenibili per la produzione energetica e coltivare la terra coi trattori a elettricità pulita e lasciandola riposare invece di usare l’azoto di sintesi che ha un consumo energetico enorme, e chiudere gli allevamenti industriali in cui gli animali, oltre a fare vite d’inferno, consumano quantità immani di acqua e cibarie che vengono da coltivazioni ad azoto di sintesi, ecc., ecc.?

Forse se definissimo meglio di come ho fatto qui come fare queste cose sempre più necessarie anche solo per uno straccio di sopravvivenza, delineando meglio anche come ci organizzeremmo socialmente nell’anarchia distribuita, riusciremmo a tirare in mezzo abbastanza gente per farle davvero.

O forse no.

Boh, però magari avrebbe senso provarci, forse un contesto buono per cominciare a parlarne anche informalmente potrebbe essere questo.

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