Il messaggio evangelico è mafioso, patriarcale e imperialista: ci vuole l’Internazionale socialista

Nonostante ci trovi anche alcune cose che mi piacciono, per quello che ne è arrivato a me dopo aver letto il solo vangelo secondo Matteo e qualche stralcio degli altri (che comunque sono letture che sono contento di aver fatto), trovo che il messaggio evangelico nel suo insieme sia del tutto antirivoluzionario, perché i vangeli “canonici” subordinano il “grande cambiamento”, il cambiamento rivoluzionario, al ritorno, “alla fine dei tempi”, di dio e di chi quel messaggio avrebbe espresso per conto suo siccome figlio suo, Gesù, compresi i tanti precetti al subire sempre le prepotenze.

Riassumendolo, quel messaggio è: “voi in vita dovete subire sempre le angherie degli egoisti e dei prepotenti, se volete meritare una condizione migliore dopo la morte e dopo l’apocalisse violentissima che solo io e il mì babbo, iddio, possiamo agire, e che agiremo a un certo punto, e poi di nuovo dovremo agire un’ultima volta dopo mille anni di regno comunque migliore, per mandare gli egoisti e i prepotenti all’inferno per sempre e perché voi poi possiate poi vivere per sempre al sicuro sotto la nostra protezione, in quella condizione migliore che solo subendo sempre, per parte vostra, le loro angherie in vita, potrete meritare; e quella condizione migliore sarà la totale sottomissione a noi e la beata contemplazione del nostro potere, che allora sarà assoluto ed eterno”.

Riassumendolo ulteriormente è: “continuate a subire e subite sempre dagli egoisti e dai prepotenti, perché solo questo vi renderà meritori della nostra benevolenza e della nostra protezione quando noi, che siamo gli unici che possono farlo, li sbaraglieremo una prima e una seconda volta e così conquisteremo il potere assoluto ed eterno”; e insomma, pur assomigliandoci tantissimo, è una logica peggio che mafiosa, e totalmente patriarcale, e totalmente imperialista, che non ha niente a che vedere con quella che è la mia idea di democrazia diretta, ovvero di anarchia – che non m’illudo potrà mai essere la pace e l’uguaglianza e la libertà perfette, nemmeno dopo l’internassionala suppergiù così che dovremmo fare per salvare noi e le generazioni future della nostra e di tante altre specie dai dolori dell’estinzione o di una decimazione di entità mai vista prima; ma penso sarebbe, dopo un po’ di assestamento… abbastanza buona :)

Progetto di opere future (P.P. Pasolini)

Da Poesia in forma di rosa, di Pier Paolo Pasolini, 1964

Progetto di opere future

(Novembre-Dicembre 1963)

Anche oggi, nella malinconica fisicità
in cui la nazione è occupata a formare un Governo,
e il Centro-Sinistra ai fragili linguisti fa

fremere gli organi normativi-l’inverno
imbeve di oscura luce le cose lontane
e accende appena, mauve e verde, le vicine, in un esterno

perduto nel fondo delle età italiane …
con le terre azzurre di Piero sgorganti da indicibili
azzurrini di Linguadoca … se non da siciliane

azzurrità di Origini … che qui, nelle rozze appendici
degli squisiti Centri, sono verdi e mauve,
per fango e cielo, limoni e rose … occhi di Federici

con metà cuore in cerchi di mandorli rupestri dove
cade luce d’Arabia, l’altra metà in qualche avvallamento
imperlato di nebbia: con Alpi lontane, follemente nuove..

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Forme estreme di violenza simbolica

Da Frammenti di antropologia anarchica,
di David Graeber

[…] Ma il ragionamento di Mauss e Clastres suggerisce qualcosa di più radicale. Suggerisce che il contropotere, almeno in un senso molto elementare, esiste anche là dove gli Stati e i mercati non sono ancora presenti. In casi del genere, piuttosto che realizzarsi in istituzioni popolari che si oppongono al potere di signori, re e plutocrati, si realizza in organizzazioni capaci di garantire che figure del genere non compaiano sulla scena. Quello che è «contro», allora, è un aspetto potenziale, latente, o se preferite una possibilità dialettica interna alla società stessa.

Questo può aiutare a spiegare un’altra particolarità, ovvero il fatto che le società egualitarie sono le più dilaniate da terribili tensioni interne o perlomeno da forme estreme di violenza simbolica.

Ovviamente tutte le società sono in qualche modo in guerra con se stesse. Ci sono sempre scontri tra interessi divergenti, fazioni, classi, e via di questo passo; anche i sistemi sociali si basano sempre sulla ricerca di differenti forme di valore che spingono le persone in direzioni contrapposte. Nelle società egualitarie, che pongono un’enfasi enorme sulla creazione e il mantenimento del consenso generalizzato, questo sembra creare una sorta di meccanismo compensatorio basato su un mondo notturno abitato da mostri, streghe e altre creature orribili. E le società più pacifiche sono quelle più perseguitate, nel loro immaginario cosmologico, da spettri di guerre interminabili. I mondi invisibili che li circondano sono dei veri e propri campi di battaglia. È come se l’incessante opera di costruzione di un accordo mascherasse una continua violenza interna – o forse sarebbe meglio dire che quella violenza interna è dosata e contenuta da questo processo – e l’intreccio di contraddizioni morali che ne consegue risulta essere la fonte primaria della creatività sociale.

Ma questi principi in conflitto e questi impulsi contraddittori non costituiscono la realtà della politica, che va invece cercata nel processo regolatore che li media.

Alcuni esempi possono essere di aiuto.

Primo esempio: i Piaroa, una società altamente egualitaria che vive lungo i tributari dell’Orinoco, è stata descritta dall’etnografa Joanna Overing come una società anarchica. Essi attribuiscono un valore enorme alla libertà individuale e all’autonomia e sono ben consci dell’importanza di non sottomettersi agli ordini di un altro, o di evitare che qualcuno conquisti il controllo delle risorse economiche per poi utilizzarle per limitare la libertà degli altri. Eppure sostengono che la loro cultura è stata creata da un dio malvagio, un buffone cannibale con due teste. I Piaroa hanno sviluppato una filosofia morale che definisce la condizione umana come racchiusa tra due mondi: un «mondo dei sensi», con desideri selvaggi e pre-sociali, e un «mondo del pensiero». Crescere significa non solo imparare a controllare e contenere il primo mondo attraverso una ponderata sollecitudine verso gli altri, ma anche elaborare un senso dello humour. Non si tratta di un compito facile, perché le forme della conoscenza tecnica, sebbene necessarie alla sopravvivenza, sono intrecciate – a causa della loro origine – con elementi di follia distruttiva. Così, i Piaroa sono famosi per i loro sentimenti pacifici – non si registrano casi di omicidio, dal momento che si pensa che chi uccide un altro uomo è immediatamente contaminato e avrà una morte orribile – ma abitano un cosmo di continue guerre invisibili, nel quale gli stregoni parano i colpi sferrati da divinità rapaci e insensate e le morti sono provocate da forme spirituali di assassinio che devono essere vendicate con il massacro, sempre realizzato magicamente, di intere comunità (distanti e sconosciute). […]