E2ee and the web

English version

I wonder how including end-to-end encryption in a webapp, like corporations such as whatsapp, telegram, protonmail, tutanota and probably many others already do, could not be a bad idea even for less commercial projects like Mastodon, etc., basically for a very simple reason: every time a user’s browser connects to an url, it downloads from the server code (html, javascript, ecc.) that, despite showing a potentially identical interface to the user, can be different and do different things than the code the browser downloaded from the same url the previous time, so there’s no way for third parties to check that code and verify it doesn’t do malicious things, and even without big technical skills a malicious admin of a web server claiming to host a webapp implementing end-to-end encryption can alter it, even just for a short amount of time, so that the server, to make an example, will send to the browser of a single targeted user – let’s call him Pippo -, even just once, code that will make it do things which Pippo doesn’t want it to do, such as sending his private key, on first submission of a new post/message, to a mailbox owned by the admin, which would allow the admin, soon after that, to revert the webapp to its official version, having by then obtained the possibility to decrypt and thus read, since that very moment, all the posts or messages which Pippo will continue to consider accessible only to his recipients, as well as the possibility to impersonate him, without risking any longer Pippo noticing it before he possibly finds himself in big troubles, and maybe even later.

A false sense of security is worse than no security at all, thus i think it would be better to not implement end-to-end encryption in webapps, warning their users that anything they send will be potentially readable by the admins, and reserving end-to-end encryption to “classical” apps which are distributed by safer means like f-droid.

Versione in italiano

Mi chiedo in che modo implementare la crittografia end-to-end in una webapp, come già fanno aziendone quali whatsapp, telegram, protonmail, tutanota e chissà quante altre più piccole, potrebbe non essere una cattiva idea anche per progetti meno commerciali come Mastodon, ecc., fondamentalmente per un motivo molto semplice: ogni volta che il browser di un utente accede a una url, scarica dal server del codice (html, javascript, ecc.) che, pur mostrando all’utente un’interfaccia potenzialmente identica, può essere diverso e fare cose diverse rispetto al codice che il browser ha scaricato dalla stessa url la volta precedente, quindi non c’è modo per terze parti di controllare quel codice e verificare che non faccia cose cattive, e anche senza grandi conoscenze e capacità tecniche un admino malevolo di un server web che dichiari di ospitare una webapp che implementa crittografia end-to-end può alterarla, anche solo per un breve lasso di tempo, in modo che il server, per fare un esempio, mandi al browser di un singolo utente preso di mira – chiamiamolo Pippo -, anche una volta sola, del codice che gli farà fare cose che Pippo non vorrebbe facesse, come mandare la sua chiave privata a una mailbox dell’admino al primo invio, da parte di Pippo, di un nuovo post/messaggio, ciò che permetterebbe all’admino di ripristinare, subito dopo, la webapp ufficiale, avendo nel frattempo ottenuto la possibilità di decrittare e quindi leggere, da quel momento in poi, tutti i post o i messaggi che Pippo continuerà a presumere accessibili soltanto ai suoi destinatari, come pure quella di impersonarlo, senza più nemmeno il remotissimo rischio che Pippo se ne accorga prima di trovarsi magari in guai seri, e forse anche dopo.

Un falso senso di sicurezza è peggio di nessuna sicurezza, meglio quindi una webapp che non implementa crittografia end-to-end ma avverte gli utenti che qualsiasi cosa inviino tramite la stessa può essere letta dagli admin, riservando la crittografia end-to-end alle app “classiche” distribuite tramite sistemi più sicuri tipo f-droid.

Un po’ di libero arbitrio

Da Sulla materia della mente,
di Gerald M. Edelman

Capitolo 16
Memoria e anima individuale:
contro il riduzionismo sciocco

La scienza non può spiegare il mistero ultimo della Natura. E questo perché, in ultima analisi, noi stessi siamo parte del mistero che tentiamo di spiegare.

Max Planck

Se dovessi vivere di nuovo, mi piacerebbe vivere sopra un negozio di specialità gastronomiche.

Woody Allen

Dall’ultimo quarto del diciassettesimo secolo fino all’ultimo decennio del secolo successivo, un’esplosione di creatività chiamata Illuminismo trasformò la storia delle idee. Molte opinioni e molte concezioni fiorirono, ma al centro dell’interesse generale si trovavano soprattutto la ragione, la scienza, la libertà e l’individualità dell’uomo. La scienza che ne costituiva il fondamento era la fisica, il sistema di Newton, e la concezione filosofica della società era, in larga misura, quella di Locke. Tuttavia le idee di causalità e determinismo, assieme alla visione meccanicistica della scienza, minarono alla base le speranze in una teoria dell’azione umana basata sulla libertà. Se siamo determinati da forze naturali — da meccanismi — è difficile immaginare che un individuo libero possa compiere scelte di ordine morale. Inoltre, benché l’Illuminismo fosse molto attento al ruolo della ragione e della cultura in tali scelte, non espresse alcun concetto generale riguardo alla profonda influenza esercitata dalle forze inconsce e dalle emozioni sulla mente di ogni essere umano (compresi quelli «dotati di ragione», e cioè le persone «colte»).

Quali che fossero le forme assunte nei vari periodi e nei vari luoghi, l’Illuminismo fu prevalentemente una concezione laica, che forgiò molte delle idee a fondamento della democrazia moderna. Esso, però, è finito, pur lasciandoci una eredità preziosa. Quelle idee subirono un primo, fiero colpo con gli attacchi che Hume rivolse sia al razionalismo sia alla concezione che associava il progresso umano alle scienze naturali. La principale carenza dell’Illuminismo fu l’incapacità di formulare una adeguata descrizione scientifica dell’individuo che si potesse affiancare alla descrizione dell’universo come macchina. Nell’ambito sociale, invece, il fallimento fu l’incapacità di andare oltre il concetto di una società composta di individui egoisti, votati al successo nel campo degli affari, con una visione superficiale dell’«umanesimo». Gli illuministi tentarono, sì, di offrire una prospettiva più ispirata, ma la loro scienza era una fisica meccanicistica, sprovvista di un corpo di dati e di idee che consentisse di collegare il mondo, la mente e la società secondo i criteri della ragione scientifica cui aspiravano. A dispetto di fallimenti e contraddizioni, tuttavia, l’Illuminismo ci ha lasciato grandi speranze riguardo al posto dell’individuo nella società.

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Darwinismo e anarchia

Da La concezione anarchica del vivente,
di Jean-Jacques Kupiec (elèuthera, 2021)

Capitolo sesto
Risposta ad alcune obiezioni

[…]

6.4 Il darwinismo non è anarchico

Associare il darwinismo e l’anarchia nello stesso quadro concettuale potrebbe essere fonte di malintesi che vanno evitati. Una prima precisazione si impone. Quando si fa riferimento al darwinismo per spiegare i meccanismi di embriogenesi non si tratta evidentemente di trasferire il meccanismo preciso della selezione naturale così come viene descritto da Darwin. Si tratta piuttosto di recuperare in primis l’ontologia e la specifica causalità introdotte da Darwin, le quali forniscono un nuovo quadro generale per pensare l’ontogenesi. D’altronde, il meccanismo della selezione naturale non era del tutto precisato in Darwin, dal momento che all’epoca non erano completamente note le modalità della variazione. I biologi di solito fanno riferimento al darwinismo in senso lato quando traspongono la selezione naturale al di fuori del suo originale ambito di applicazione. Che sia nella teoria clonale degli anticorpi o nel darwinismo neuronale citati in precedenza, o ancora nel modello anarchico della differenziazione cellulare, il riferimento al darwinismo indica uno schema generale comune e non un’analogia dei meccanismi in senso stretto, cosa che sarebbe assurda. In ognuno di questi casi quel che si intende esattamente con variabilità e selezione è differente. Del resto, fin dall’inizio l’utilizzo del concetto di «selezione» da parte di Darwin era metaforico.

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L’ultimo capitolo di “La penultima verità”

Da La penultima verità,
di Philip K. Dick

Capitolo 29

All’una di quel pomeriggio Carol Tigh effettuò con successo l’operazione di trapianto del pancreas sul corpo ancora congelato di Maury Souza; poi, grazie alle risorse mediche più sofisticate del formicaio, ripristinò la circolazione sanguigna, il battito cardiaco e la respirazione del vecchio. Il suo cuore cominciò a pompare sangue da solo, e subito, con cautela e abilità, gli stimolatori artificiali delle funzioni vennero rimossi uno dopo l’altro.

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Artaud a caso

Da Al paese dei Tarahumara e altri scritti, di Antonin Artaud

Ieri venerdì 15 marzo, nell’insediarsi del mio dolore, la dialettica è entrata in me come derisione della mia carne viva che soffre, ma non capisce.

Della morfina su una gamba di legno, fatta, la morfina, con la cancrena delle ossa della gamba morta, poi spillata, ecco cosa fu la santa trinità.

Non basta agitare fluidi per spiegare la coscienza che non è uno spirito di corpo, ma il volume del timbro di un corpo sul punto di farsi largo con le braccia per essere, contro lo spirito che lo computerà.

Gli spiriti maligni non sono stati mentali, ma esseri che non hanno mai voluto sop-portarsi.

Services offering end-to-end encryption through web sites can’t be trusted

A false sense of security is worse than no security at all

Whatsapp, Telegram, Element/Matrix, Protonmail, Tutanota are just the most known and widely used services, among many, offering end-to-end encryption not only through their apps, but also through their web sites.

– Can users of these web sites be confident that the people behind these web sites’ servers can’t read their “end-to-end encrypted” contents?

No, they can’t.

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