«It’s revolution or death»: Part 1 and Part 2 transcriptions

It’s revolution or death
Part 1: Short Term Investments
[video]

[Text overlaid on video]
subMedia and Peter Gelderloos present
It’s revolution or death
Part 1: Short Term Investments

Things aren’t like they used to be.

[Voiceover]
I mean, aside from a few wingnuts, people recognize that things are bad, climate change is real.
They’re doing something about it.
Yes.
Those in power are taking it seriously.
Every year, green investment and green energy production have been growing.
Thanks to proactive initiatives by politicians and policy makers around the world, and conscientious investment by major funds and companies like Blackrock, BP, and Tesla.
Every year the Conference of the Parties holds a summit to define the next steps needed to reach a carbon neutral economy and meet the goals set in the Paris Agreement of not exceeding 1.5C of global warming.
Global investment in clean energy grew to $1.7 trillion in 2023, the highest level yet.
From 2010 to 2021 renewable energy production in the US has doubled.
In 2022, the major economies of the world made renewed commitments to green energy.
The US government passed the Inflation Reduction Act, leading to $110 billion in private investments in clean energy manufacturing in one year alone, as well as a 52% increase in the sale of electric vehicles.
China added 160 Gigawatts of capacity to its renewable energy production, and the European Union added 50 Gigawatts to its capacity in wind and solar photovoltaic energy.
So things are getting better, right?
Right?
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L’ultimo capitolo di “L’alba di tutto” di Graeber e Wengrow

Da L’alba di tutto, di David Graeber e David Wengrow

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Conclusione
L’alba di ogni cosa

Questo libro è iniziato con un appello a porre domande più efficaci. Abbiamo cominciato osservando che indagare sulle origini della disuguaglianza significa necessariamente creare un mito, una caduta in disgrazia, una trasposizione dei primi capitoli della Genesi, che nelle versioni contemporanee prende la forma di una narrazione mitica, spogliata di qualunque prospettiva di redenzione. In questi resoconti, il massimo che noi esseri umani possiamo augurarci è qualche piccolo miglioramento della nostra condizione intrinsecamente squallida e, si spera, un’azione drastica per impedire qualsiasi imminente disastro assoluto. L’unica altra teoria disponibile finora è l’ipotesi che la disuguaglianza non abbia origini, perché gli esseri umani sono, per natura, creature aggressive e i nostri esordi furono infelici e violenti; nel qual caso il «progresso» o la «civiltà», stimolati in gran parte dalla nostra indole egoista e competitiva, furono essi stessi capaci di redenzione. Questa idea gode dell’approvazione dei miliardari, ma non convince nessun altro, compresi gli scienziati, consapevoli che non rispecchia i fatti.

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Come fecero le forme di organizzazione verticistiche a vedere la luce?

Dall’ultimo capitolo di L’alba di tutto,
di David Graeber e David Wengrow

Se c’è un racconto particolare da narrare, una grande domanda da porre sulla storia dell’umanità (al posto del quesito sulle «origini della disuguaglianza sociale»), è proprio questa: come siamo rimasti bloccati in un’unica forma di realtà sociale, e come sono riuscite le relazioni basate sulla violenza e sulla dominazione a normalizzarsi al suo interno?

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