È che

È che non reggo più né l’enorme ingiustizia sociale globale, né questo orizzonte di estinzione a breve termine, né il mio essere colpevole di entrambi — meno di tant* altr*, ma comunque colpevole —, né il fatto che per venir fuori da tutto ciò, compresa la nostra colpevolezza, si propongono e si praticano come soluzioni soltanto cose che, sebbene di per sé giuste, hanno un’efficacia minimissima ed enormemente insufficiente rispetto all’entità dei problemi, e altre che in realtà perpetuano sia l’ingiustizia sociale sia quella ecologica; né reggo più il fatto che ormai reputo impraticabile ciò che se invece lo fosse ci permetterebbe forse davvero di uscirne, o comunque avrebbe un potenziale reale sufficiente a farlo: una internazionale per prendere dappertutto i mezzi di produzione, anche per spegnere quelli che inquinano, e le terre, anche per coltivarle senza inquinare, autogestendo tutto in un municipalismo a democrazia diretta. Lo reputo impraticabile siccome credo che a volerlo fare saremo sempre troppo poch*, ma proprio pochissim*, rispetto ai tempi stretti o forse già scaduti che abbiamo dal punto di vista ecologico, perché già cercare di convincere altr* della potenziale efficacia di quella internazionale è uno sforzo improbo, richiede di mettere in luce la falsità di tante apparenti soluzioni più facili e l’efficacia minimissima di tante altre e pare sempre di rompere le uova nei panieri altrui quando lo si fa, e perché non so come si potrebbe organizzare, fattivamente, un tentativo così.

Sono sempre più convinto che non ne usciremo, che ci estingueremo o saremo decimat*, principalmente e di gran lunga per colpa dei padroni e delle “classi dirigenti”, cui comunque non mi va di far gioco spacciando per reali soluzioni false senza crederci, o ingigantendo l’efficacia in realtà minima di tante altre, affinché altr* possano vivere nel macello in cui stiamo e arrivare alla mannaia con una maggiore serenità che, siccome consapevole, non sarebbe mai mia; e perché se ancora c’è una possibilità reale di venirne fuori sarebbe dannoso farlo.

«It’s revolution or death»: Part 1 and Part 2 transcriptions

It’s revolution or death
Part 1: Short Term Investments
[video]

[Text overlaid on video]
subMedia and Peter Gelderloos present
It’s revolution or death
Part 1: Short Term Investments

Things aren’t like they used to be.

[Voiceover]
I mean, aside from a few wingnuts, people recognize that things are bad, climate change is real.
They’re doing something about it.
Yes.
Those in power are taking it seriously.
Every year, green investment and green energy production have been growing.
Thanks to proactive initiatives by politicians and policy makers around the world, and conscientious investment by major funds and companies like Blackrock, BP, and Tesla.
Every year the Conference of the Parties holds a summit to define the next steps needed to reach a carbon neutral economy and meet the goals set in the Paris Agreement of not exceeding 1.5C of global warming.
Global investment in clean energy grew to $1.7 trillion in 2023, the highest level yet.
From 2010 to 2021 renewable energy production in the US has doubled.
In 2022, the major economies of the world made renewed commitments to green energy.
The US government passed the Inflation Reduction Act, leading to $110 billion in private investments in clean energy manufacturing in one year alone, as well as a 52% increase in the sale of electric vehicles.
China added 160 Gigawatts of capacity to its renewable energy production, and the European Union added 50 Gigawatts to its capacity in wind and solar photovoltaic energy.
So things are getting better, right?
Right?
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Citazioni da «La vita inaspettata» di Telmo Pievani, e una piccola critica

Da La vita inaspettata,
di Telmo Pievani


Oggi su quegli altri quattro quinti della storia della vita sappiamo molto di più. Ma il messaggio che ci restituisce il tempo profondo è spiazzante, perché scopriamo anzitutto che l’evoluzione nelle sue prime fasi ha probabilmente preferito molto più l’associazione della competizione.

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