Sarà stato un annetto fa, una mattina mi alzo e vado a comprare bombolette spray nei colori bianco, rosso, grigio e nero. Sono i colori che mi servono per restaurare il murale “Corvetto antifascista” all’angolo tra Via Barzoni e Piazza Gabriele Rosa (“gabrirosa”), e quello “Abd El Salam vive nelle lotte”, che i VolksWriterz fecero ormai credo una decina di anni fa nel quartiere in cui abito da sempre, a Milano, coprendo con i colori originali dello sfondo le cinque o sei svastiche, di cui una a sfregio sul ritratto del volto di Abd El Salam, che qualche imbecille gli aveva fatto sopra ormai almeno mezz’anno prima; e così subito dopo faccio, in pieno giorno, verso le 11, perché valuto che sia una cosa troppo lunga perché il rischio sia minore facendola alle prime luci dell’alba, o di notte.
Il messaggio evangelico è mafioso, patriarcale e imperialista: ci vuole l’Internazionale socialista
Nonostante ci trovi anche alcune cose che mi piacciono, per quello che ne è arrivato a me dopo aver letto il solo vangelo secondo Matteo e qualche stralcio degli altri (che comunque sono letture che sono contento di aver fatto), trovo che il messaggio evangelico nel suo insieme sia del tutto antirivoluzionario, perché i vangeli “canonici” subordinano il “grande cambiamento”, il cambiamento rivoluzionario, al ritorno, “alla fine dei tempi”, di dio e di chi quel messaggio avrebbe espresso per conto suo siccome figlio suo, Gesù, compresi i tanti precetti al subire sempre le prepotenze.
Riassumendolo, quel messaggio è: “voi in vita dovete subire sempre le angherie degli egoisti e dei prepotenti, se volete meritare una condizione migliore dopo la morte e dopo l’apocalisse violentissima che solo io e il mì babbo, iddio, possiamo agire, e che agiremo a un certo punto (e poi di nuovo dovremo agire un’ultima volta dopo mille anni di regno comunque migliore), per mandare gli egoisti e i prepotenti all’inferno per sempre e perché voi possiate poi vivere per sempre in paradiso, al sicuro sotto la nostra protezione, in quella condizione migliore che solo subendo sempre, per parte vostra, le loro angherie in vita, potrete meritare; e quella condizione migliore sarà la totale sottomissione a noi e la beata contemplazione del nostro potere, che allora sarà assoluto ed eterno”.
Riassumendolo ulteriormente è: “continuate a subire e subite sempre dagli egoisti e dai prepotenti, perché solo questo vi renderà meritori della nostra benevolenza e della nostra protezione quando noi, che siamo gli unici che possono farlo, li sbaraglieremo una prima e una seconda volta e così conquisteremo il potere assoluto ed eterno”. Insomma, pur assomigliandoci tantissimo, è una logica peggio che mafiosa, e totalmente patriarcale, e totalmente imperialista, che non ha niente a che vedere con quella con l’anarchia, almeno per come la penso io.
Non m’illudo potrà mai esserci pace e uguaglianza e libertà perfette, nemmeno dopo quell’Internazionale che dovremmo fare per salvare noi e le generazioni future della nostra e di tante altre specie dai dolori dell’estinzione o di una decimazione di entità mai vista prima, ma penso sarebbe, dopo un po’ di assestamento… abbastanza buona :)
Racconto ottimista
Un aereo di medie dimensioni, con a bordo una trentina di persone, ha un’avaria. Il pilota riesce a fare un atterraggio di emergenza in un deserto, si salvano tutti. Ci sono un po’ d’acqua e di cibo sull’aereo, e un po’ ne hanno con sé alcuni dei passeggeri. Parlando tra loro realizzano ben presto che il cibo che hanno nell’insieme, se lo spartissero equamente, basterebbe per tutti sia per aspettare i soccorsi, che arriveranno tra tre giorni, sia per arrivare al centro abitato e rifornito più vicino; ma l’acqua, anche se la dessero tutta a uno solo tra loro, non gli basterebbe per arrivare al paesino, e per restare vivi fino all’arrivo dei soccorsi basterebbe solo se la spartissero tutta tra una decina di persone al massimo, e le altre accettassero di non berne e quindi di morire prima. Il pilota ha una pistola e cento pallottole. Gino, che ha novant’anni, dice: «Facciamo così: l’acqua la spartiscono equamente tra loro le dieci persone più giovani, e ciascuna delle altre venti si spara in testa». Alla fine, dopo un po’ di discussione, fanno così.
Citazioni da «La vita inaspettata» di Telmo Pievani, e una piccola critica
Da La vita inaspettata,
di Telmo Pievani
Oggi su quegli altri quattro quinti della storia della vita sappiamo molto di più. Ma il messaggio che ci restituisce il tempo profondo è spiazzante, perché scopriamo anzitutto che l’evoluzione nelle sue prime fasi ha probabilmente preferito molto più l’associazione della competizione.
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L’ultimo capitolo di “L’alba di tutto” di Graeber e Wengrow
— English version here —
Da L’alba di tutto, di David Graeber e David Wengrow
12
Conclusione
L’alba di ogni cosa
Questo libro è iniziato con un appello a porre domande più efficaci. Abbiamo cominciato osservando che indagare sulle origini della disuguaglianza significa necessariamente creare un mito, una caduta in disgrazia, una trasposizione dei primi capitoli della Genesi, che nelle versioni contemporanee prende la forma di una narrazione mitica, spogliata di qualunque prospettiva di redenzione. In questi resoconti, il massimo che noi esseri umani possiamo augurarci è qualche piccolo miglioramento della nostra condizione intrinsecamente squallida e, si spera, un’azione drastica per impedire qualsiasi imminente disastro assoluto. L’unica altra teoria disponibile finora è l’ipotesi che la disuguaglianza non abbia origini, perché gli esseri umani sono, per natura, creature aggressive e i nostri esordi furono infelici e violenti; nel qual caso il «progresso» o la «civiltà», stimolati in gran parte dalla nostra indole egoista e competitiva, furono essi stessi capaci di redenzione. Questa idea gode dell’approvazione dei miliardari, ma non convince nessun altro, compresi gli scienziati, consapevoli che non rispecchia i fatti.
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Le specie non sono reali
Da La concezione anarchica del vivente,
di Jean-Jacques Kupiec (Elèuthera, 2021),
introduzione al capitolo quarto
Il darwinismo e la genetica insieme formano il quadro teorico della biologia moderna che si è deciso di chiamare «teoria sintetica dell’evoluzione» o «neodarwinismo»1. Queste due teorie sono solitamente ritenute complementari al punto che opporsi a una vorrebbe dire opporsi anche all’altra. Può quindi sembrare paradossale criticare la genetica e al tempo stesso puntare i riflettori sulla teoria di Darwin. Ma non dimentichiamo che storicamente la loro sintesi è stata difficile. C’è voluto quasi un secolo per appianare alcune importanti divergenze2. Lungi dall’essere la teoria cristallina che si pensa, questa teoria sintetica nasconde una contrapposizione di fondo. Il darwinismo e la genetica si concentrano su aspetti diversi del vivente, o meglio su aspetti fra loro contraddittori. Darwin si interessa all’evoluzione e quindi alla variazione dei caratteri che ne costituisce il substrato, mentre la genetica cerca di spiegare la trasmissione intergenerazionale dei caratteri, cosa che all’opposto presuppone la conservazione degli stessi. Quando si è compiuta la sintesi fra le due, è andato perduto l’aspetto più radicale e innovativo del pensiero darwiniano. Mentre Darwin aveva rotto con i naturalisti che l’avevano preceduto, considerando la variazione come la proprietà primaria del vivente, la genetica ha riportato in auge l’invarianza.
Per cogliere fino a che punto il darwinismo è stato snaturato bisogna tornare alla genesi della teoria dell’evoluzione. La teoria della selezione naturale non è semplicemente il risultato di un accumulo di osservazioni che apportano prove empiriche a partire dalle quali la deduzione della teoria è obbligata. Essa è anche il compimento di una rivoluzione ontologica che tocca la questione della specie. Si tratta di un problema filosofico molto antico le cui implicazioni per la scienza sono critiche. Il termine «specie» indica gruppi di individui che si assomigliano, ma qual è lo statuto di questi raggruppamenti? Sono oggettivi o soggettivi? Le specie indicano classi reali esistenti indipendentemente dalla soggettività dei classificatori? A seconda della risposta data a questa questione concepiamo il mondo in maniera differente. Se le specie sono reali, esiste un ordine oggettivo corrispondente a queste specie. Se sono soggettive, cioè se sono solo raggruppamenti arbitrari che dipendono dal nostro potere di discernimento o comunque da criteri di nostra scelta, l’ordine che percepiamo non è reale. È relativo alla nostra percezione e alla nostra capacità cognitiva. I filosofi e i naturalisti hanno sostenuto due categorie di risposte. Le specie sono reali per i «realisti», ovvero indipendenti dalla nostra soggettività. Mentre per i «nominalisti» le specie non sono reali, ma sono costruzioni arbitrarie elaborate dagli umani3.
In questo capitolo riesamineremo la teoria sintetica. L’analisi mostrerà che è necessario dissociare darwinismo e genetica. In un primo tempo verrà esaminata la rottura che Darwin ha operato rispetto ai suoi predecessori. Vedremo che il fatto di non riuscire a sbarazzarsi dell’idea di un ordine naturale è ciò che ha impedito loro di formulare una teoria dell’evoluzione compiuta. Tale ordine corrisponde, in ultima analisi, alla messa in atto del disegno divino, che induce alla creazione di specie fisse nella loro essenza e nelle relazioni fra loro. All’opposto, Darwin ha confutato il realismo della specie e si è fatto carico di un nominalismo che riconosce la variazione come il principio primo del vivente. In virtù di questo fatto, il vivente è, a suo parere, un flusso continuo che fa variare gli esseri all’infinito, annichilendo ogni possibilità di instaurare un ordine naturale. Le ontologie antagoniste di darwinismo e genetica non sono mai state riconciliate nella loro cosiddetta sintesi. Predomina l’una o l’altra a seconda delle circostanze, degli ambiti di studio o degli autori. Nel caso dell’ontogenesi si è imposta l’ontologia della genetica con il suo corollario: un rigido determinismo. Ed è appunto questo il motivo per cui è importante capire questa storia: per dissociare il darwinismo dalla genetica e dissolvere così l’illusione di ordine che tale associazione fa perdurare.
1. Queste due espressioni non sono esattamente sinonimi. «Neodarwinismo» indica la reinterpretazione del lavoro di Darwin compiuta nel XIX secolo da alcuni precursori della genetica, soprattutto Weismann, mentre «teoria sintetica dell’evoluzione» indica la sintesi che ha fatto il suo esordio nella prima metà del XX secolo integrando dapprima darwinismo e genetica delle popolazioni e poi anche altre discipline fra cui la biologia molecolare. Oggi, però, le due espressioni sono spesso utilizzate come sinonimi in senso lato.
2. Peter J. Bowler, The Eclipse of Darwinism, Johns Hopkins University Press, Baltimore (MD), 1983; Jean Gayon, Darwinism’s Struggle For Survival, Cambridge University Press, Cambridge (UK), 2007.
3. Il termine «realista» deriva dalla disputa sugli universali. È quasi sinonimo del termine «essenzialista», inventato nel XX secolo.
Come fecero le forme di organizzazione verticistiche a vedere la luce?
Dall’ultimo capitolo di L’alba di tutto,
di David Graeber e David Wengrow
Se c’è un racconto particolare da narrare, una grande domanda da porre sulla storia dell’umanità (al posto del quesito sulle «origini della disuguaglianza sociale»), è proprio questa: come siamo rimasti bloccati in un’unica forma di realtà sociale, e come sono riuscite le relazioni basate sulla violenza e sulla dominazione a normalizzarsi al suo interno?
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The main reasons why i think Mastodon is probably the worst alternative to centralized, commercial socials [with Italian version]
English version
[Italian version below]
- Instead of implementing the APIs defined by ActivityPub, of which only a small portion has been implemented in Mastodon to date, the Mastodon development team implemented its own APIs on top of those of ActivityPub and, taking advantage of the fact that Mastodon, before supporting ActivityPub (now the only decentralized social protocol it claims to support: little, as noted above), was by far the most widely used FOSS alternative to the large, centralized, commercial socials, it forced the development teams of the other platforms to implement the Mastodon-specific APIs, so that their own platform instances could interact with Mastodon instances; thus the Mastodon API became de facto the most widely used and most implemented interoperability standard among the Fediverse platforms, to the detriment of implementations of ActivityPub, which as a core social protocol was and would in itself be able to guarantee interoperability of the various platforms that implemented it;
- the Mastodon development team did everything possible, including the above, to centralize the Fediverse to its own platform and especially to the most widely used Mastodon gGmbH-owned instance, mastodon.social, which is also by far the most populated instance of all the Fediverse’s platforms, and this is bad for decentralization in itself (a network of small-to-medium instances is more resilient to any attack, and does not carry the risk that the most widely used platforms and instances will dictate interoperability rules and customs), and because the larger and more generalist an instance is, the less effective its moderation will be; it pursued and achieved this centralization by doing what is described in the first point and, even more, by putting a nice big button “Join mastodon.social” on the homepage of the project’s official website, before the “Pick another server” button, which, for its part, sends to a Mastodon instances presentation page that shows first, again, mastodon.social, and, immediately after that, the other, already more populated instances, and doing something very similar with its official mobile apps, where new users are even more induced to join mastodon.social;
- the Mastodon’s development team introduced “trending posts,” “trending accounts,” “trending hashtags,” and “trending news,” which are active by default and can only be turned off by those who manage the instance, thus gamifying the experience of the vast majority of users and increasing their FOMO; in other words, it has implemented features which are detrimental to equal and non-competitive interaction, investing a lot of time, energy, and money coming even or especially from the European community, instead of solving the huge problems Mastodon has been carrying for so long (see the first point, and below), and instead of implementing things which would be useful in themselves (see below, again), especially those that would be useful for decentralization, such as a simple inter-istance discovery mechanism for accounts;
- on Mastodon, if you read a thread whose first post comes from an instance other than your own, the thread very often has a lot of missing branches, i.e., those that develop under a post written from an account that your instance doesn’t know yet, including that very post; this is a huge bug, which greatly reduces the basic functionality of a social, and has been known since 2016, and has not yet been fixed; on other platforms supporting ActivityPub this bug is not present;
- on Mastodon you can’t make a public post of yours appear only on the local timeline of your instance; on other platforms you can, and it is an important feature for community-building – also, possibly, from the perspective of economic sustainability;
- on Mastodon those who manage an instance do not have an easy way to set the number of characters per post available to those who use it (they have to apply an hackish patch with each update); on other platforms it is possible to do this much more simply, by modifying an instance setting, and this is important because Mastodon’s default 500 characters limit is often very inadequate: as we see in so many threads, it happens very often that one has to split their posts.
Versione in italiano
I motivi principali per cui penso che Mastodon sia probabilmente l’alternativa peggiore ai social centralizzati e commerciali
- Invece di implementare le API definite da ActivityPub, delle quali ad oggi, in Mastodon, è stata implementata solo una piccola parte, il team di sviluppo di Mastodon ha implementato proprie API sopra quelle di ActivityPub e, sfruttando il fatto che Mastodon, prima di supportare ActivityPub (ora l’unico protocollo social decentralizzato che sostiene di supportare: poco, come già detto), era di gran lunga la più diffusa piattaforma FOSS alternativa ai grandi social commerciali e centralizzati, ha costretto i team di sviluppo delle altre piattaforme a implementare le API specifiche di Mastodon perché le istanze delle proprie piattaforme potessero interagire con le istanze Mastodon; così le API di Mastodon sono diventate di fatto lo standard di interoperabilità più diffuso e più implementato tra le piattaforme del Fediverso, a detrimento delle implementazioni di ActivityPub, che in quanto protocollo social di base era e sarebbe in grado di per sé di garantire l’interoperabilità delle diverse piattaforme che lo implementassero;
- il team di sviluppo di Mastodon ha fatto tutto il possibile, compreso quanto sopra, per centralizzare il Fediverso verso la propria piattaforma e soprattutto verso l’istanza di proprietà di Mastodon gGmbH più usata, mastodon.social, che è anche l’istanza di gran lunga più popolata tra tutte le piattaforme del Fediverso, il che è male per la decentralizzazione in sé (una rete di istanze medio-piccole è più resistente a qualsiasi attacco, e non si porta il rischio che le piattaforme e le istanze più usate dettino le consuetudini e le regole di interoperabilità), e perché quanto più grande e generalista è un’istanza, tanto meno sarà efficace la sua moderazione; ha perseguito e ottenuto questa centralizzazione facendo quanto descritto al primo punto e, ancor più, mettendo un bel pulsantone “Join mastodon.social” sulla homepage del sito web ufficiale del progetto, prima del pulsante “Pick another server” che, dal canto suo, manda a una pagina di presentazione delle istanze Mastodon che mostra per prima, di nuovo, mastodon.social, e subito dopo le altre istanze già più popolate, e facendo qualcosa di molto simile con le sue app mobile ufficiali, dove i nuovi utenti sono ancora più indotti a iscriversi a mastodon.social;
- il team di sviluppo di Mastodon ha introdotto “trending posts”, “trending accounts”, “trending hashtags”, “trending news”, attivi per default e disattivabili solo da chi gestisce l’istanza, gamificando così l’esperienza della stragrande maggioranza dell’utenza e aumentandone la FOMO; in altre parole, ha implementato funzionalità dannose per l’interazione paritaria e non competitiva, investendoci un sacco di tempo, energie, e soldi che gli arrivano anche o soprattutto dalla comunità europea, invece di risolvere i problemi enormi che si porta appresso da tanto tempo (vedi il primo punto, e sotto), e invece di implementare cose utili in sé (vedi sotto, di nuovo), in particolare quelle che sarebbero utili per la decentralizzazione, come un meccanismo di semplice discovery interistanza degli account;
- su Mastodon, se leggi un thread il cui primo post viene da un’istanza diversa dalla tua, il thread ha spessissimo un sacco di rami mancanti, ovvero quelli che si sviluppano sotto un post scritto da un account ancora non noto alla tua istanza, compreso quello stesso post; questo è un bug enorme, che riduce moltissimo la funzionalità di base di un social, ed è noto dal 2016, e non è ancora stato risolto; su altre piattaforme che supportano ActivityPub questo bug non c’è;
- su Mastodon non è possibile fare in modo che un proprio post pubblico compaia solo sulla timeline locale della propria istanza; su altre piattaforme si, ed è una funzionalità importante per fare comunità – anche, eventualmente, dal punto di vista della sostenibilità economica;
- su Mastodon chi gestisce un’istanza non ha un modo semplice per settare il numero di caratteri per post disponibili a chi la usa (deve applicare una patch arrangiata a ogni aggiornamento); su altre piattaforme è possibile farlo molto più semplicemente, modificando un’impostazione della propria istanza, ed è importante perché i 500 caratteri di default di Mastodon sono spessissimo insufficienti: come si vede in tanti thread, capita spessissimo di dover suddividere i propri post.
The shadow walks behind you
by Doran, from the Doran album
[Spoken]
The shadow walks behind you
The shadow’s step is your step
But you step into the river
So that your shadow cannot cross
You want to walk alone
We want to leave them on the other side of the river
And dance without them dancing behind us
But the shadows gather there
[Sung]
Oh, they gather there
They gather there
[Spoken]
The shadows gather among the roots of the trees
They dance with each other, they build, they grow, they gather
They gather themselves into themselves
They gather in strength
Without them, without them
Without them we are only walking
We cannot really dance
[Sung]
Oh, shush, bye, bye, my only
Only, only, oh
[Spoken]
We must reach back across the river
We must step into the shallow water
Onto the bright stones
And extend our hands across
The necessary socialist International
[Last edited on Monday, 6 October 2025]
Like Pëtr Kropotkin, Errico Malatesta, Emma Goldman and so many other anarchists, i think we need to take the means of production and the cultivated lands, in order to finally end it with this domination of exploitation, violence and death that patriarcapitalism is, and to save ourselves, our children and the future generations, because in addition to the usual exploitation and violence there’s the huge ecological problem, one of the most problematic elements of which is the average temperature of the world rising, while greenhouse gas emissions continue to increase, mainly driven by energy production and consumption for which current “green technologies” are just greenwashing, and despite the many decades of peaceful pressures on governments and companies that we acted in every sauce from below, obtaining nothing at all; and climate change is only one of the six of nine planetary boundaries we are far beyond.
A “forced-by-nature-degrowth” would happen when it would be too late for our species and so many others to not extinguish and, at the same time, “degrowth-by-our-will” is impossible as well: it’s impossible that the people in the US, in Europe, in China, in Russia, in all these “developed” countries, and particularly the upper classes, who are by far the greatest GHG emitters, will “degrow” in numbers high enough and in times short enough to get our species out of the very sorrowful extinction by famine, thirst, warfare and pandemics that we are already living today in many territories. This is why i think there’s no alternative to taking the lands, to cultivate them without polluting, to take and close the industrial “meat factories”, to take the means of production and turn off all the polluting ones.
Agricolture today produces the second most important part of greenhouse gases, but it is possible to cultivate without resorting to fossil fuels burning, that today is mostly used to produce synthetic nitrogen, by practicing agroforestry and permaculture, that are more productive than industrial agricolture and don’t pollute, and we could also help ourselves with the most advanced fungal solutions, so it would be possible to start anew everywhere, on the model of Kurdish democratic confederalism and Murray Bookchin’s libertarian municipalism, as a world of small communities, that in the cities would be municipalities, and in smaller towns the town itself, where decisions would be taken and current rules would be abrogated or redefined and refined in assemblies that would be open to all and where everyone would have the same decisional power, with the municipalities commercially relating with each other by public assemblies as well – because it should be clear by now, also due to the historical experiences of “real communisms,” with their marxist nonsense of the “dictatorship of the proletariat,” which produced some of the worst nefariousness in history, that social justice and good levels of social equality require to be backed by the constant possibility of open and public verbal confrontation about what to do with common goods and common spaces, and about which rules to give ourselves.
This kind of social organization has precedents in history, and today it would be easier to achieve, in a social context where love would finally be free from sexual paranoia such as misogyny, homophobia and transphobia, which originated from the superstitious approach to our somewhat innate competitiveness and the aggressiveness that stems from it, with free and global access for all to lay, egalitarian education and knowledge of horrors of the past, with the abolition of licenses and patents, and with the possibility for all to sublimate our competitiveness and lash out the aggressiveness that stems from it in the many harmless or mostly harmless ways that this can be done, for example through frugal sports, old and new arts, including immersive video games, and so on.
Yet time is crucial, and it’s running out not least with respect to the risk of extinction by ecological issues (climate change, loss of biodiversity, ocean acidification and so on), but especially with respect to the increasing probability that this umpteenth crisis of capitalism will end up again in an unfolded third world war, that would be an acceleration towards the extinction of our species and so many others, through the spread of worse and worse nationalisms and the already ongoing wars, that are still mainly driven by nationalist conflicting wills to hoard raw materials that we should hugely reduce our use of, such as fossil fuels and so many others.
This crisis of capitalism that we are living today is not only the umpteenth of a series of crises that have been increasingly damaging, but it’s also unprecedented, with its enormous ecological implications that are now, already tragic, with the amount of death and pain they have already caused and are causing now in the world, that would just get more and more tragic and painful for everyone with the worsening of the already and since long ongoing crisis in the ability of the living to reproduce even in order to feed us, and with the worsening of water scarcity and drought that is already ongoing, and with so many other problems that patriarcapitalism has caused and is causing and that would certainly form a whole which, as if one or a few of its parts wasn’t enough, would be fatal for our species and so many others – unless we actually organize and do the socialist International we need to do, quickly, to transform what otherwise would certainly be a bitter and painful end for most or all of us into the foundation and the beginning of a new and much more peaceful, just and happy world for all to live in. Because that which is holy and sacred is not much our individual lives, but life itself, that just can’t be stopped, and in order to be an healthy, and lasting, and maybe even everlasting part of it, and in order to most peacefully live our individual lives in it, we still have to understand that it is the only “god”, and we still have the most of an infinity to learn from it. :-)
Finally: although it would still require being armed, if we managed to be many enough to take the means of production and the cultivated lands in our rich countries and everywhere, maybe not even a single drop of blood, neither ours nor of our adversaries and enemies, would be shed.